Istruzioni
Cominciare a descrivere una scena in cui qualcuno vuole un oggetto concreto più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ora, continuare a scrivere includendo tutti i cinque punti chiave di una scena:
1.
Un’azione. La scena solitamente comincia con un’azione
specifica;
2.
Dialogo. Ciò che due o più personaggi si dicono l’un l’altro.
Ogni dialogo, e nello specifico ogni frase, dovrebbe approfondire la conoscenza
sul personaggio che sta parlando oppure far avanzare la trama, o entrambe le
cose;
3.
Dettagli intimi specifici;
4.
Punto di vista interiore. Cosa il personaggio pensa,
osserva e considera;
5.
Definire un punto di partenza e un punto di blocco.
Solitamente il punto di partenza è l’azione, mentre il punto di blocco è una
conclusione alla quale arriviamo aggiungendo all’azione i punti precedenti.
Scrivere ancora un po’, quindi dare al personaggio una scelta tra l’oggetto e un antidoto. Questo è il secondo importante crescendo.
Terminare la storia con una conclusione. La storia non deve superare le 400 parole.
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Per rivedere le stelle
Allungò la mano oltre
le sbarre d’acciaio della sua cella, puntando alla chiave arrugginita di fronte
a lui, ferma sull’umido pavimento di pietra. La più perversa delle torture per
coloro che venivano imprigionati nella fortezza di Ykson, era l’impossibilità
di vedere il cielo. Piccoli portelli, presenti in ogni cella, erano sempre
chiusi a chiave.
Le mani di Abel erano
ossute. Le sue lunghe unghie graffiavano contro la roccia, mentre le sue dita
cercavano di avvicinarsi alla chiave. L’uomo ricordava i giorni in cui era un
potente stregone, ma li rimembrava con rimorso, pensando alla sua situazione
attuale.
Tradito e ingannato,
Abel era stato incatenato e torturato per anni. Oscuri sentimenti di odio e
disperazione vivevano con lui in quella cubica cella oscura, ma quando essi
scomparivano ciò che rimaneva era soltanto la solitudine. Non aveva mai
sperimentato una tale impotenza prima di allora. Abel si era allontanato da
tutti quelli che avrebbero potuto aiutarlo, perché credeva che avrebbe potuto
risolvere tutto da solo.
Comunque, mentre i
lunghi capelli neri erano schiacciati contro le fredde sbarre d’acciaio, si interrogava
sulle sue decisioni passate.
Abel afferrò la chiave
arrugginita, provando un senso di sollievo semplicemente toccando il metallo
grezzo, ma all’improvviso una frusta fendette l’aria, colpendo senza pietà la
mano del prigioniero. La chiave cadde sul pavimento, tintinnando mentre una
guardia si avvicinava.
«Quella non è per te,
negromante.»
Il mantello nero
nascondeva un corpo snello e formoso, ma non poteva celare il sadico piacere di
quella voce femminile.
«Il
pasto era buono? Suppongo di sì. Era
il primo pezzo di pane dopo una settimana.»
Abel rimase in
silenzio. Ritirò la sua mano e accarezzò la nuova ferita di frusta sul dorso.
«Scommetto che eri
così affamato da non aver notato il veleno nel pane. Cosa faresti se ti dicessi
che ti restano solo ventiquattro ore?»
Quella scoperta lasciò
Abel impietrito. Mentre continuava a provocarlo, la guardia legò l’estremità di
un sottile filo alla chiave, e l’altra estremità ad una piccola boccetta. Li
avvicinò al prigioniero, poi posizionò un cuneo di ferro a metà del filo.
«Facciamo
un gioco, negromante. Scegli un oggetto e prendilo. L’altro sarà trascinato verso di me. Un’antidoto
per salvarti la pelle o la chiave per vedere il cielo?»
Abel scattò per
afferrare la chiave. Meglio morire che vivere in catene, pensò.
***Voto personale: 7/10***
Parere personale.Descrivere una scena non è facile. Farlo bene, includendo tutti e cinque i punti chiave, è difficilissimo. Questo è un pezzo decente. Ero molto preso quando l'ho scritto e anche rileggerlo dopo qualche mese mi lascia soddisfatto.Credo di aver fatto un lavoro che va leggermente oltre la sufficienza, nonostante il numero di parole fosse decisamente limitante.
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